Tema spinoso: La Certificazione e l'Importanza del Metodo!
L’obbligatorietà di una certificazione in genere si rende utile nella misura in cui non esiste una cultura delle professioni dedita all’aggiornamento. L’idea di rifarsi e condividere delle linee guida emanate a livello internazionale ha in ogni caso un suo "plus” valore.
Siamo sicuramente d’accordo nel condividere che in termini di Organizzazione Sanitaria nazionale la realtà Italiana non rispecchia esattamente la realtà di quei continenti (America, Australia…) che invece adottano e rielaborano le indicazioni dell’ International Liaison Committee on Resuscitation , in materia di rianimazione cardiopolmonare.
È noto a tutti come la nostra cultura sanitaria preveda Medici ed Infermieri con diverse competenze e professionalità ben delineate, e non esista (per lo meno dal punto di vista legislativo) la figura del paramedico come intesa in altre nazioni quali gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Australia, per citarne alcuni.
E siamo anche consapevoli che sui nostri mezzi del soccorso territoriale, o in qualsiasi struttura ospedaliera è utopia pensare di avere a disposizione un Team di rianimazione cardiopolmonare composto da 6 o 7 individui dove ognuno ha il suo compito ben preciso, compreso colui che tieni i tempi delle diverse azioni e calcola il tempo trascorso tra una somministrazione farmacologica e l’altra.
Tuttavia credo che l’importanza non sia quanto più la nostra realtà possa essere simile a quella di chi impartisce le linee guida, ma sia quello di apprende un metodo. Un metodo che preferisce essere il più possibile standardizzato (forse considerato un po’ troppo rigido, dalla nostra "ultra-flessibile” mentalità italiana) e che crei meno fraintendimenti possibili, dove ad ogni reazione corrisponde un’azione.
Gli algoritmi rappresentano il METODO per eccellenza!